AMURDÜR
di e con
Alberto Astorri, Simone Ricciardi, Paola Tintinelli
Amurdur è un suono.
Il suono dei tempi.
E’ il sound psichedelico degli HAMLETMACHINE.
Un concerto sulla rivolta fatto di fari accesi
come tanti occhi senza ciglia spalancati nel vuoto della notte
e spade da infilzare come urli.
Un presentatore inizia il rituale di questo mondo spettacolo
dove rock stars, cineasti, bestie da fiera, boxeur, profeti dell’apocalisse
si muovono davanti ad un muro di casse altoparlanti e valvolari
che ad alte temperature rovesciano ininterrottamente voci del nostro tempo,
frammenti di un discorso.
Il desiderio di rivolta è grande come la solitudine di questo mondo che vive della propria arte.
Un fumo di nebbia le loro azioni sul mondo e quando i fari si spengono tra un concerto e l’altro,
e loro vite sono lutto di grandi padri perduti per sempre e invendicati.
Nella notte dei tempi senza Dio, dentro il frastuono,
la danza di questi angeli è senza ali, un revolver puntato alle tempie.
Ecco una dichiarazione degli HAMLETMASCHINE da una recente intervista
rilasciata ad Hannover dopo il loro concerto:
“non è un concerto, non è uno spettacolo di teatro.
Non ci sono trame da seguire né conferme per nessuno.
Succederà quello che dovrà succedere e poi basta.
Torneremo tutti ai nostri campi di battaglia.
Forse un po’ più innamorati,
forse un po’ più adirati,
o magari uguali a prima.”
Quando le crepe nei muri vincevano i sassi
CRACK!