Paola Tintinelli ammalia e diverte con
“Cosa son’ora fuorilegge”

al Danae Festival

di Roberta Usardi  - 5 Novembre 2024


Al Danae Festival di Milano, tra il 18 ottobre e il 3 novembre si sono esibiti tanti interessanti artisti, tra i quali la frizzante Paola Tintinelli con il suo “Cosa son’ora fuorilegge”, un monologo tutto da gustare, che la poliedrica attrice interpreta in modo esilarante, confermandosi un vero e proprio camaleonte vocale e sonoro.

Nell’attesa che lo spettacolo cominci, il pubblico si concentra a guardare la scena, che al centro è dominata da una struttura simile a un dj set, ma molto più elaborato e curioso… e mentre ci si chiede cosa accadrà di lì a poco, ecco che Paola fa il suo ingresso dall’entrata principale, come se fosse anche lei una spettatrice, con un luminoso sorriso stampato in volto, che si diffonde subito tra tutti i presenti. Prima di mettersi in postazione all’interno della struttura, Paola si ferma a pochi passi dalla prima fila per i saluti e per comunicare che è lì per condividere il suo lavoro, ma subito si corregge per definirlo meglio come un progetto, ma dato che la parola “progetto” non suona molto bene, forse la definizione giusta è quella più semplice, quindi, alla fine si tratta di condividere “la sua cosa”, perché è meglio restare umili in queste cose. Ma in cosa consiste questa “cosa”? Si tratta di un “filmo” o, meglio, una narrazione cinematografica, e da qui si comprende l’utilità di cosa c’è in scena. È necessario avere tutti gli strumenti utili a portata di mano: il microfono, i timpani, i resti di un violoncello, rumori vari con oggetti bizzarri, ma soprattutto l’immaginazione: proprio con quest’ultima Paola è in grado di creare tutto il suo “filmo” e soprattutto di farlo vedere agli spettatori attraverso parole, suoni e descrizioni. E funziona.

Paola Tintinelli diventa un camaleonte, modulando la storia con la sua voce, che da profonda e roca riesce a diventare acuta e sottile, sdoppiandosi e creando dialoghi. La protagonista della singolare storia è “una donna brutta vestita di rosso e con dei baffi da alpino”: seguire le sue vicissitudini e il suo confronto allo specchio è un’esperienza a cui Paola infonde un piglio bizzarro e divertente, che in ben più di un’occasione fa sciogliere il pubblico in saporiti ghigni.

Non c’è che dire, Paola Tintinelli è uno spasso da vedere e da ascoltare. E lo è di conseguenza anche la povera donna brutta vestita di rosso, che ha osato tagliarsi i baffi al primo appuntamento con un uomo, definita all’inizio come donna “frustata” … o era “frustrata”?

Uno scroscio di applausi alla fine era inevitabile.

Lo Spazio Fattoria, presente nel complesso della Fabbrica del Vapore, è stato ravvivato da mille suoni e sonore risate.

Klp teatro

di Vincenzo Sardelli

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Da una favola bizzarra arriva anche Paola Tintinelli. “Cosa son ora fuorilegge” è l’anelito all’amore di una donna baffuta della periferia milanese. Atmosfere alla Giovanni Testori. Ma qui c’è anche il progetto di un film. E c’è la fantasia di una montatrice che prova faticosamente a connettere le varie parti.
Anche qui, poesia e follia. C’è un alone fiabesco nella protagonista con il suo camice da lavoro e i suoi capelli da Mastro Geppetto, che aziona un marchingegno sonoro che sembra un Castello errante di Howl in miniatura. Ne fuoriesce una risma di suoni: clangori, trilli, cinguettii, turbini, scampanellii.
Ha l’anima del clown, Paola Tintinelli. Di questo lavoro visuale disincantato e immaginifico colpiscono le vocine e i borbottii, una mappatura infinita di suoni, una recitazione da cartone animato. Questa creatura felliniana scende dalla luna e ci porta il suo mondo magico. È una drammaturgia sgangherata come l’impianto scenico e la regia. Tuttavia ci innamoriamo del personaggio buffo, della sua storia da fumetto, del modo imbambolato in cui usa la voce.

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​​​​Cosa sonora fuorilegge

Cosa son’ora    fuorilegge

COSAosaOSAosa sonORAora un fuorilegge

cOSA sonORA FUORILEGGE

di e con

Paola Tintinelli


Èuna cosa che scrivo da un tempo insensato di vita,

un niente in questo tutto, ma tutto in questo niente.

È un film o, meglio, la sceneggiatura di un ipotetico film

dove non c’è nulla da vedere oltre quello che c’è …

non è una vera ‘pellicola’, ma una pelle…viva …la mia

Per ora, è una cosa, senza religione, senza forma,

senza ritmo, senza disciplina, ..., macon una colonna sonora originale

realizzata con registrazioni fatte da me inquesto’popò’ di vita.

La sceneggiatura si avvale di tre soggetti:

una donna brutta ‘che cià anche i baffi’, la cosaprincipale, l’anima, la pelle viva…

unacinepresa, lo sguardo esterno che impressiona la pelle…la cosa che guarda e memorizza… una montatrice, la cosa che sceglie, e tra un vuoto e un altro, monta trame e traumi.


La traUma è quelladi chi si prende una pausa di silenzioesi trova solo, in un buco nero, ‘aspettando’ una via di fuga per uscirne.

Vorrei trovare parole interessanti per “interessarvi”,

ma le ho usatetutte per scrivere lo spettacolo…

… parole, parole, rumore, rumore, rimbombo, rimbombo, rimbombo,

punti, virgole, bui, ombre, ombre, ombre che si spostano di cosa in cosa

Quando noi siamo natiavevamo un ritmo,

perché non ci può essere cosa,

non può nascere cosa senza un suo proprio ritmo

Che cosa fosse…che…che…

il ritmofosse tutututè, totototò

e poi magari una cascata di titututttu…

C. Zavattini


Come dice Ernesto (Treccani) “cosa viene dal latino ‘causa’ ed è il nome più indeterminato e comprensivo della lingua italiana col quale si indica, in modo generico, tutto quanto esiste nella realtà o nell’immaginazione, di concreto o di astratto, di materiale o di ideale…le cose corporee, incorporee, visibili e invisibili, temporali ed eterne…"

‘Prima furon le cose, poi i nomi’

G. Galilei 

…in un mondo dominato dall’uomo si riesce a percepire solo ciò che è nominato

e quando il nome scompare, questa ‘cosa’ è bandita dalla società

e può essere messa in pericolo la sua esistenza fisica.”

Le cose non nascono dalla natura, sono create dagli esseri umani,

la loro funzione, la voce, il rumore o il suono e i loro silenzi.


“… udirete sempre il vostro sistema nervoso in pieno funzionamento

e il sangue che circola”

J. Cage

Ogni cosa è un continuo girare, ritornare, ripetere

che trasforma tutto in un apparente immobilità silenziosa.

Il silenzio è come il buio,

bisogna avere il coraggio di guardarlo

e poi piano piano, si cominciano a vedere i contorni delle cose.

R. Piano


A volte è unsilenzio verticale, che si libera verso l’alto come via di fuga,

più nostro, meno condivisoe si somma a molti altri silenzi, i silenzi di tutti…

Altre volte è un silenzio desertico,

cheoffre una via di fuga sostenuta dalla speranza di raggiungere un dopo…

Il ‘silenzio’, protagonista assoluto, la sospensione, il vuoto, la pausa,

il silenzio che non appartienea nessuno,

da cercare tra nota e nota, rumore e rumore, tra parola e parola,

un attimodi silenzio che apre le porte ad un’infinità di traiettorie e pensieri,

il silenzio cacciato via da questo mondo, che è messaggio…

un atto linguistico.

Il silenzio che non esiste…

Quando nomino la parola silenzio, lo distruggo

W. Szymborska

Uso parole mie e parole a me care, rubate a Moresco, a Cage, a Shultz, a Schneider,

alla Cvetaeva, a Kaurismaki, a Schafer, … parole che risuonano nella mia carcassa.

Sono una ‘piccola fuorilegge’,

una silenziosa ribelle nei confronti delle convenzioni che opera come se le legginon esistessero; sono una canaglia, che contiene in sé una moltitudine di cani,

e si prepara per fare un crimine perfetto nei confronti della musica … e non solo;

sono un essere umano che ama i suoni, i rumori, le parole che ha incontrato e che incontra,

che gioca con gli oggetti spostandoli dal loro fare quotidiano

e che adora il silenzio;

…senza oggetti lungo il proprio percorso

il vento pare non possedere alcun movimentoapparente,

non esiste,

colpisce l’orecchio, ma è privo di direzione…

R. Murray Schaffe

r

Ho lavorato in tre stanze divise,

in una ho usato solo parole, favole e poesie,

nell’altra suoni e rumori

e nella terza ho disegnato un fumetto.




Ecco, ètutto...per ora.

Io sono qui.

Paola Tintinelli

FOTO di Meliti Sara