“J e ACCA, LO STRANO CASO”: DUE VITE, E LE ATMOSFERE DEL CAPOLAVORO DI STEVENSON, AL TEATRO DELLA CONTRADDIZIONE DI MILANO
by Alessandro Bizzotto
FEBBRAIO 27, 2023
“Siamo i soli svegli in tutto l’universo
A gridare un po’ di rabbia sopra un tetto”
Due vite – Marco Mengoni
È una questione “senza tempo”, quella che R.L. Stevenson pone a tutti noi, attraverso il suo capolavoro “Lo strano caso del Dottor Jeckill e del Signor Hyde”: “Non è forse questa la maledizione del genere umano: che, aggrovigliati in un incongruo legame, due esseri agli antipodi siano costretti a combattersi in eterno nel grembo straziato di una medesima coscienza?” Una domanda alla quale lo spettacolo risponde con evidente libertà di scrittura scenica (che contempla come autori, oltre a R.L. Stevenson, anche Guy de Maupassant, Fëdor Dostoevskij e Thomas Bernhard) e di sua rappresentazione, catapultandoci nell’incubo del suo, o meglio dei suoi protagonisti, J e Acca appunto, esseri uniti e contrapposti all’interno di una stessa coscienza umana.
Ciò che ci colpisce è la consapevolezza che certe questioni universali e perciò “senza tempo” attraversano, che ne siamo o meno consapevoli, la nostra epoca e il nostro vissuto quotidiano (anche quello in apparenza più lontano). Non c’è l’atmosfera luccicante di Sanremo, ma quella inquietante, torbida, straniante del capolavoro di R.L. Stevenson, nello spettacolo che vede protagoniste le magistrali prove di Rossana Gay e Paola Tintinelli al Teatro della Contraddizione di Milano dal 23 al 26 febbraio. A regnare, nella città semideserta, è l’oscurità della coscienza umana, sono i suoni e le parole distorte, trascinate fino a spezzarsi, che avvolgono come una nebbia i sensi degli spettatori e li trasportano nel baratro della tempesta interiore di J e Acca e nel loro vano tentativo di conciliare l’inconciliabile e allo stesso tempo di separare ciò che è indissolubile nell’animo umano. Beviamo, con loro, la pozione “magica” (in realtà, Digerselz) che ci consente di esplorare le profondità dell’animo umano e di farlo, come le due protagoniste in scena, lasciandoci trasportare dai nostri pensieri, anche quelli apparentemente più lontani. Liberi di poterlo fare. Nell’impossibilità di dormire, che è allo stesso tempo incubo (mio o tuo?) di J e Acca a me per esempio risuonano parole di oggi:
“Tanto lo so che tu non dormi, dormi, dormi, dormi, dormi mai
Che giri fanno due vite”
Nella loro smania di trovare un accordo impossibile, o una separazione altrettanto impossibile, nella loro consapevole diversità che li fa mostri e fate scambiandosi a volte i ruoli, mi appare chiaro finalmente che:
“Siamo i soli svegli in tutto l’universo
E non conosco ancora bene il tuo deserto
Forse è in un posto del mio cuore dove il sole è sempre spento
Dove a volte ti perdo, ma se voglio ti prendo
Siamo fermi in un tempo così, che solleva le strade
Con il cielo ad un passo da qui, siamo i mostri e le fate”
Mi ritrovo in un tormento personale e allo stesso tempo contemporaneo, così come J e Acca sembrano in un altrove comune e io penso:
“Qui non arriva la musica
E tu non dormi e dove sarai? Dove vai?”
O quando il buio si fa, in tutti i sensi, più “totale”:
“Spegni la luce anche se non ti va
Restiamo al buio avvolti solo dal suono della voce
Al di là della follia che balla in tutte le cose
Due vite guarda che disordine”
Due vite, dunque, che sono una sola:
“Nel bene e nel male
Sei bene e sei male”
(Madame)
Indissolubilmente.
J e ACCA, lo strano caso.
di e con
Rossana Gay e Paola Tintinelli
rumori e suoni Paola Tintinelli
…è un’allucinazione?
…è un sogno?
…è il tuo, il mio?
…e se fossimo nell’incubo di qualcun altro?
…e se si svegliasse, …noi?
PUFF!
…puff?
…possiamo fare di tutto?
…possiamo perdere il controllo di noi stessi?
Siamo partite esplorando il capolavoro di Stevenson,
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, dove i personaggi sono sempre immersi in un’atmosfera inquietante,
fosca ed ossessiva, che continuamente riflette ed amplifica stati d’animo e personalità.
Creature sole vivono nelle loro dimore.
Hanno poche amicizie e, quando raramente escono dalle loro case, si aggirano in una città semideserta.
È sempre notte, tutto è avvolto nella nebbia, nell’oscurità.
Contrari, opposti, coabitano nel buio e il caso fomenta sguardi, sussurri, gesti, urla e suoni.
Utilizziamo questo romanzo per creare una drammaturgia sonora e prosastica eversiva.
Nella libertà della scrittura scenica entrano anche altri autori,
tra cui Thomas Bernhard, Guy de Maupassant e Fedor Dostoevskij.
L’agire scenico ruota intorno alla considerazione dell’indissolubilità tra bene e male
e i tentativi di separarli risultano sempre fallimentari, tragicomici e deformi.
Le identità si interrompono, vacillano e si moltiplicano, scambiandosi i pensieri.
Scorgiamo personaggi sempre in bilico tra sogno e veglia, tra razionalità e follia, tra finzione e realtà.
Ci buttiamo a capofitto nell’ombra per varcare le misteriose porte della mente.
Rossana Gay e Paola Tintinelli
J e Acca: il dubbio del doppio nella nebbia gotica di Tintinelli e Gay
Elena Scolari
6 Marzo 2023
visto al Teatro della Contraddizione il 23 febbraio 2023
Si scendono alcuni gradini in una retrovia poco trafficata, proprio come si vede nei film americani in cui i personaggi si recano in locali letteralmente underground, poco visibili dalla strada, di solito per bere e dimenticare la giornata mentre lo stand-up comedian di turno si sforza di guadagnarsi risate e applausi e spesso riceve fischi e insulti; proprio come al fumoso Gaslight della splendida, splendida (splendida, l’ho detto?) serie newyorchese The marvelous Mrs. Maisel. A Milano, se scendi quei gradini, rischi di trovarti in uno dei teatri meno mainstream della città: il Teatro della Contraddizione. Lo dice la parola stessa, come avrebbe affermato il Pazzaglia di Quelli della notte: è un luogo che da decenni mantiene una coerenza libera, lineare nella sua libera contraddittorietà, sotto la direzione di Marco Rebecca Linzi, che si intrattiene con gli spettatori a fine spettacolo per una (o più) sigaretta e un commento sugli stessi scalini.
Scendere rispetto alla superficie calpestata tutti i giorni, scendere sotto il livello della strada dove le macchine e i monopattini corrono, dove le insegne brillano e gli ingressi portano, perlopiù, a salire, verso le case o verso gli uffici, significa separarsi dal brulichio e aprirsi a qualcosa che ha contorni meno nitidi, forse un po’ sconnessi, qualche spigolo smangiato e nessuna paura di mostrare dubbi e increspature.
Per tutti questi motivi, dunque, Paola Tintinelli e Rossana Gay portano qui, alla Contraddizione, J e Acca, lo strano caso, dopo le anteprime e la residenza 2022 ad Armunia (Castiglioncello) e Olinda (Milano). J e Acca sono il Dottor Jekyll e Mr Hyde, il lavoro prende infatti spunto dal romanzo di Stevenson ma anche da altre suggestioni letterarie: “Il sosia di Dostoevskij, William Wilson di Edgar Allan Poe, Cuore di tenebra di Conrad, L’uomo della sabbia di Hoffman, Il riformatore del mondo di Bernhard per poi approdare al mondo allucinato di Guy de Maupassant e in particolare al racconto d’orrore Le Horla“, ci dice Tintinelli. “Quello che ci interessava era lavorare sul tema del doppio, abbiamo trovato vari agganci letterari che poi abbiamo in parte abbandonato e in parte conservato per poi tradurli a modo nostro. Due attrici in in scena per indagare la contrapposizione, la contraddizione (appunto) tra sogno e realtà, tra noi e ciò che riflette lo specchio”.
Tintinelli e Gay si conoscono da più di vent’anni, Paola ha da poco chiuso il lungo sodalizio artistico con Alberto Astorri ma ha lavorato da sola in più occasioni e collabora con Claudio Morganti; Rossana ha fatto parte stabile della compagnia Katzenmacher di Alfonso Santagata per anni. Si sono ritrovate recentemente e hanno scoperto il comune interesse per l’idea di doppio.
Lo spettacolo è infatti tutto costruito sulla relazione tra i due personaggi, entrambi confusi, non è loro ben chiaro in quale dimensione si trovino, sono in un contesto onirico ma non sanno chi è nel sogno di chi. Chi è sognato e chi sognatore. Anzi, si dice esplicitamente che può capitare di entrare nell’incubo di un altro, e allora non si può più controllare cosa avviene. Specialmente se hai un guanto maculato a ricordarti che non sei umana al 100%.
In una scena prevalentemente buia e nebbiosa, il centro è un tavolino alto, illuminato da una lampada, colmo di bottiglie di vetro trasparenti, tutte vuote. “E chi ha bevuto tutto? Tu? Io? Un terzo personaggio misterioso? Il fatto è che qui siamo almeno in quattro, ognuna ha il proprio doppio, tutte e due siamo sia Dr. Jekyll sia Mr. Hyde ma lasciamo volutamente il dubbio che ci possano essere altre entità, magari invisibili, come in Maupassant. In quelle bottiglie c’era qualcosa che può portare fuori da sé. Gli effetti di alcool e droghe in Stevenson ci sono e noi abbiamo studiato questo aspetto nell’oggi: sai che si possono acquistare in farmacia elementi singoli che mescolati a dovere danno effetti allucinogeni? Questa è l’origine di quel momento dello spettacolo in cui elenchiamo nomi fittizi di psicofarmaci di fantasia che poi assumiamo, amplificando l’estraneità nei confronti di ciò che ci circonda”, aggiungono Paola e Rossana.
Nella prima replica di J e Acca alla Contraddizione abbiamo assistito a un lavoro che si deve ancora affinare e che ha bisogno di registrare e sciogliere alcuni nodi ritmici e narrativi ma sono emerse evidenti alcune caratteristiche preziose che segnano positivamente la collaborazione tra le due attrici: prima di tutto l’ironia, sempre presente nel tono di entrambe e nello sguardo di sbieco che questi due strani individui posano sul mondo; poi l’impaccio, l’indecisione, l’apparente svagatezza di due donne che non sanno bene come occuparsi anche perché sono loro, forse in un sogno, a occupare il tempo degli altri; la consapevolezza, progressiva, di ritrovare in sé qualcosa che non si riconosce, che non si controlla: il mostro. Il mostro è dentro tutti noi, il più delle volte lo si governa ma può succedere che metta a dormire l’altra metà e che muti perfino le nostre sembianze, prendendo il sopravvento.
Tintinelli, che sta partecipando anche a spettacoli collettivi, come il musical Family. A modern musical tragedy, produzione Elsinor, osserva che “lavorando con gli altri scopri cose di te, anche questa è una forma di doppio, un viaggio di scoperta in base alla contrapposizione e all’incontro”.
Nell’incontro teatrale di Paola Tintinelli con Rossana Gay c’è certamente la presenza di due figure molto ben assortite ma che non sono mai una la copia dell’altra, sono riuscite a creare un’omogeneità che conserva però la distinzione stilistica di ognuna.
Esiste un equilibrio nello spettacolo: Tintinelli pare impersonare le parti meno prevedibili, più “assurde” perché non concatenate con quanto si è appena visto, come in un solo molto poetico costituito da movimento senza parola su musica di Anne Müller (Walzer für Robert); Gay invece sembra avere un leggero controllo in più sulla situazione (ammesso che esista una situazione), anche nella presenza fisica in scena.
Il disorientamento è però dietro l’angolo di una città immaginaria: le due donne usciranno dalla loro strana casa di bottiglie, ma anche questa azione assume i contorni del contrasto dentro/fuori, c’è rabbia contro i vecchi ma pure contro i giovani, ancora non si è trovata la strada per la sintesi di una terra di mezza età, sempre più ampia, popolata da creature che barcollano con i pantaloni alle caviglie, goffi senza soluzione.
È lo strano caso di uno spettacolo che rifugge dal suggerire alcunché, annebbia di proposito lo spettatore e lo invita così a sorvegliare la soglia che continuamente oltrepassiamo attraverso lo specchio dell’altro, svegli o dormienti.